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  • Le denominazioni in Italia

    La disciplina delle Denominazioni di Origine del vino risale in Italia al 1963, in particolare alla legge 930/1963, che identifica per la prima volta i livelli della piramide della qualità, ponendo al vertice le Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG).


    Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG)

    In realtà bisognava attendere il 1980 per vedere finalmente operative le nuove DOCG. Nel solo 1980, infatti, dopo Il Vino Nobile di Montepulciano, nascevano le DOCG Brunello di Montalcino, Barolo e Barbaresco. Erano 10 le DOCG nel 1992, quando la legge n.164 ne ha riordinato la disciplina, sulla base del regolamento CEE Nr.823 del 1987. Arriviamo quindi al 2011, quando col DM 30/11/2011vengono pubblicati i disciplinari consolidati di tutte le Denominazioni di Origine Italiane, modificati e resi conformi al Reg. CE n. 1234/2007. Questo appuntamento ha portato alla corsa all'approvazione di ben 17 DOCG nel solo 2011, che fanno seguito a 13 approvate nel 2010. Per confronto, si pensi che nel 2009 ne sono state approvate 2 e nel 2008 soltanto 4. Ad oggi (31/07/2014) si contano 73 DOCG.

    La parte del leone la fa il Piemonte, con ben 16 DOCG, seguito dal Veneto (14) e Toscana (11). In fondo alla lista, Sicilia, Sardegna e Basilicata contano una sola DOCG, e Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta, Molise Calabria e Liguria nemmeno una. In quest'ultime regioni più di qualche DOC o sottozona di DOC avrebbero le caratteristiche di merito per ottenere la massima qualificazione, pertanto ci attendiamo che tali lacune verranno colmate nel prossimo futuro.


    Denominazioni di Origine Controllate (DOC)

    I vini DOC oltre a quanto previsto per gli IGT, devono provenire zone più delimitate, non possono essere prodotti con uve destinate a vini IGT, devono venir sottoposti ad esame chimico-fisico ed organolettico in fase di produzione. Inoltre possono essere caratterizzati dall’indicazione di sottozone o zone più ristrette a seconda del disciplinare. Possono menzionare specificità del prodotto (es. classico, superiore) se previsto dal disciplinare.

    Le prime DOC furono istituite nel 1966Ischia DOC (03/03/1966), Frascati DOC (03/03/1966), Bianco di Pitigliano DOC (28/03/1966) e Arpilia DOC (13/05/1966). Quindi la palma della prima DOC Italiana è condivisa dalla DOC Ischia e Frascati.

    In seguito si è riscontrato un progressivo aumento del numero di denominazioni, dovuto sicuramente al crescente interesse per l'individuazione e la scoperta dei prodotti e soprattutto alla loro qualità. Nel 1992, epoca della riordinazione delle denominazioni italiane al regolamento comunitario del 1987, le DOC erano già 193.

    Con l'evolversi del mercato internazionale del vino si è poi assitito ad una vera e propria esplosione del "marketing" delle denominazioni, che vengono ancor oggi create nella speranza di "distinguere" una particolare zona dai suoi "competitori" o "valorizzare" un territorio o un prodotto. Il risultato sono ben 330 DOC (30/11/2011) di cui almeno una cinquantina di marginali, poco o per nulla rilevanti o addirittura superflue, in quanto comprendenti in molti casi intere regioni e/o aree disomogenee in termini ampelografici, colturali e di tradizione.

    A quella data, col DM 30.11.2011, vengono depositati i disciplinari consolidati delle denominazioni Italiane, conformi al Regolamento Reg. CE n. 1234/2007. Da quella data in poi, l'introduzione di una nuova denominazione è soggetta ad approvazione Europea ed infatti il dilagare di denominazioni sembra aver avuto una battuta di arresto, fatto salvo naturalmente lo stillicidio di aggiornamenti dovuto a correzioni di errori o altro.

    Comunque, per quel che riguarda la comprensione di una complessa materia come l'enografia, il sistema delle Denominazioni di Origine, di cui le DOC rappresentanto il blocco di gran lungo più numeroso, ci rende il grande servizio di poter organizzare e catalogare i vini italiani in base a regioni, province, vitigni e tipologie, arrivando ad avere un quadro completo della produzione nazionale e che alla fine ha permesso di costruire l'infrastruttura razionale di questo sito.


    Indicazione Geografica Tipica (IGT)

    Il D.P.R. 930 del 12/07/1063 prevedeva tre tipi di denominazione di origine per il vino: le denominazioni "semplici", le denominazioni "controllate" e le denominazioni "garantite". In seguito, la Legge Nr.164 del 10 Febbraio 1992 specificava che le cosidette denominazioni "semplici", ossia quelle che designa i vini ottenuti da uve provenienti "dai vitigni tradizionali delle corrispondenti zone di produzione, vinificate secondo gli usi locali, leali e costanti delle zone stesse" senza ulteriori controlli, venissero ribattezzate come I.G.T., ossia vini ad Indicazione Geografica Tipica.

    Pur trattandosi di denominazioni meno "rigorose" delle DOC e delle DOCG, e quindi prevedendo limiti di zona e range di vitigni molto più ampi, regolamentazione più  libera in termini di viticoltura, vinificazione, imbottigliamento ed etichettatura, non sussistendo l'obbligo di controlli chimico fisici od esami organolettici, e non permettendo il passaggio diretto a DOCG per i loro vini, queste denominazioni risultano comunque interessanti per definire e classificare i vini Italiani in base al territorio.

    Col DM 30.11.2011, vengono depositati i disciplinari consolidati delle denominazioni Italiane, conformi al Regolamento Reg. CE n. 1234/2007. A quella data si contano dunque 118 IGT, restate immutate nel numero fino ad oggi (31.07.2014). Da quella data in poi, l'introduzione di una nuova denominazione è soggetta ad approvazione Europea ed infatti il dilagare di denominazioni sembra aver avuto una battuta di arresto, fatto salvo naturalmente lo stillicidio di aggiornamenti dovuto a correzioni di errori o altro.

    Più di qualche volta le IGT offrono al produttore la possibilità di "interpretare" il vino ed il territorio senza in vincoli rigorosi dei disciplinari a denominazione controllata. Questo ha fatto si che, nonstante la posizione più bassa nella cosidetta "piramide della qualità" più di qualche importante e blasonato vino ricada sotto questa classificazione.

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  • Brunello di Montalcino DOCG
  • Rosso di Montalcino DOC
  • Moscadello di Montalcino DOC
  • Toscana IGT
  • Chianti Classico DOCG
  • Chianti DOCG
  • Bolgheri DOC
  • La Grappa
  • Abbinamenti gastronomici

Le denominazioni in Italia

La disciplina delle Denominazioni di Origine del vino risale in Italia al 1963, in particolare alla legge 930/1963, che identifica per la prima volta i livelli della piramide della qualità, ponendo al vertice le Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG).


Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG)

In realtà bisognava attendere il 1980 per vedere finalmente operative le nuove DOCG. Nel solo 1980, infatti, dopo Il Vino Nobile di Montepulciano, nascevano le DOCG Brunello di Montalcino, Barolo e Barbaresco. Erano 10 le DOCG nel 1992, quando la legge n.164 ne ha riordinato la disciplina, sulla base del regolamento CEE Nr.823 del 1987. Arriviamo quindi al 2011, quando col DM 30/11/2011vengono pubblicati i disciplinari consolidati di tutte le Denominazioni di Origine Italiane, modificati e resi conformi al Reg. CE n. 1234/2007. Questo appuntamento ha portato alla corsa all'approvazione di ben 17 DOCG nel solo 2011, che fanno seguito a 13 approvate nel 2010. Per confronto, si pensi che nel 2009 ne sono state approvate 2 e nel 2008 soltanto 4. Ad oggi (31/07/2014) si contano 73 DOCG.

La parte del leone la fa il Piemonte, con ben 16 DOCG, seguito dal Veneto (14) e Toscana (11). In fondo alla lista, Sicilia, Sardegna e Basilicata contano una sola DOCG, e Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta, Molise Calabria e Liguria nemmeno una. In quest'ultime regioni più di qualche DOC o sottozona di DOC avrebbero le caratteristiche di merito per ottenere la massima qualificazione, pertanto ci attendiamo che tali lacune verranno colmate nel prossimo futuro.


Denominazioni di Origine Controllate (DOC)

I vini DOC oltre a quanto previsto per gli IGT, devono provenire zone più delimitate, non possono essere prodotti con uve destinate a vini IGT, devono venir sottoposti ad esame chimico-fisico ed organolettico in fase di produzione. Inoltre possono essere caratterizzati dall’indicazione di sottozone o zone più ristrette a seconda del disciplinare. Possono menzionare specificità del prodotto (es. classico, superiore) se previsto dal disciplinare.

Le prime DOC furono istituite nel 1966Ischia DOC (03/03/1966), Frascati DOC (03/03/1966), Bianco di Pitigliano DOC (28/03/1966) e Arpilia DOC (13/05/1966). Quindi la palma della prima DOC Italiana è condivisa dalla DOC Ischia e Frascati.

In seguito si è riscontrato un progressivo aumento del numero di denominazioni, dovuto sicuramente al crescente interesse per l'individuazione e la scoperta dei prodotti e soprattutto alla loro qualità. Nel 1992, epoca della riordinazione delle denominazioni italiane al regolamento comunitario del 1987, le DOC erano già 193.

Con l'evolversi del mercato internazionale del vino si è poi assitito ad una vera e propria esplosione del "marketing" delle denominazioni, che vengono ancor oggi create nella speranza di "distinguere" una particolare zona dai suoi "competitori" o "valorizzare" un territorio o un prodotto. Il risultato sono ben 330 DOC (30/11/2011) di cui almeno una cinquantina di marginali, poco o per nulla rilevanti o addirittura superflue, in quanto comprendenti in molti casi intere regioni e/o aree disomogenee in termini ampelografici, colturali e di tradizione.

A quella data, col DM 30.11.2011, vengono depositati i disciplinari consolidati delle denominazioni Italiane, conformi al Regolamento Reg. CE n. 1234/2007. Da quella data in poi, l'introduzione di una nuova denominazione è soggetta ad approvazione Europea ed infatti il dilagare di denominazioni sembra aver avuto una battuta di arresto, fatto salvo naturalmente lo stillicidio di aggiornamenti dovuto a correzioni di errori o altro.

Comunque, per quel che riguarda la comprensione di una complessa materia come l'enografia, il sistema delle Denominazioni di Origine, di cui le DOC rappresentanto il blocco di gran lungo più numeroso, ci rende il grande servizio di poter organizzare e catalogare i vini italiani in base a regioni, province, vitigni e tipologie, arrivando ad avere un quadro completo della produzione nazionale e che alla fine ha permesso di costruire l'infrastruttura razionale di questo sito.


Indicazione Geografica Tipica (IGT)

Il D.P.R. 930 del 12/07/1063 prevedeva tre tipi di denominazione di origine per il vino: le denominazioni "semplici", le denominazioni "controllate" e le denominazioni "garantite". In seguito, la Legge Nr.164 del 10 Febbraio 1992 specificava che le cosidette denominazioni "semplici", ossia quelle che designa i vini ottenuti da uve provenienti "dai vitigni tradizionali delle corrispondenti zone di produzione, vinificate secondo gli usi locali, leali e costanti delle zone stesse" senza ulteriori controlli, venissero ribattezzate come I.G.T., ossia vini ad Indicazione Geografica Tipica.

Pur trattandosi di denominazioni meno "rigorose" delle DOC e delle DOCG, e quindi prevedendo limiti di zona e range di vitigni molto più ampi, regolamentazione più  libera in termini di viticoltura, vinificazione, imbottigliamento ed etichettatura, non sussistendo l'obbligo di controlli chimico fisici od esami organolettici, e non permettendo il passaggio diretto a DOCG per i loro vini, queste denominazioni risultano comunque interessanti per definire e classificare i vini Italiani in base al territorio.

Col DM 30.11.2011, vengono depositati i disciplinari consolidati delle denominazioni Italiane, conformi al Regolamento Reg. CE n. 1234/2007. A quella data si contano dunque 118 IGT, restate immutate nel numero fino ad oggi (31.07.2014). Da quella data in poi, l'introduzione di una nuova denominazione è soggetta ad approvazione Europea ed infatti il dilagare di denominazioni sembra aver avuto una battuta di arresto, fatto salvo naturalmente lo stillicidio di aggiornamenti dovuto a correzioni di errori o altro.

Più di qualche volta le IGT offrono al produttore la possibilità di "interpretare" il vino ed il territorio senza in vincoli rigorosi dei disciplinari a denominazione controllata. Questo ha fatto si che, nonstante la posizione più bassa nella cosidetta "piramide della qualità" più di qualche importante e blasonato vino ricada sotto questa classificazione.

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